di Maurizio Mazziero
Recentemente si è riacceso il dibattito bancario sul metodo di contabilizzazione delle sofferenze (i cosiddetti Non performing loans – NPL), la nuova regola IFRS 9 che dovrebbe partire dal 1° gennaio prossimo (ma non è escluso che venga posticipata) imporrebbe alle banche di svalutare, rettificando i valori di quei crediti di dubbia o parziale riscossione.
La norma verrebbe richiesta dalla BCE con l’intento di far riconoscere prontamente le situazioni problematiche, evitare l’accumularsi di imponenti moli di sofferenze (come avvenuto) che poi portano a bilanci fragili e ad agire prontamente nell’accantonare fondi a riserva e ridurre i rischi futuri.
Contrari alla riforma l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) e larghe aree della politica, Governo e maggioranza compresi; secondo il presidente dell’ABI, Patuelli, queste norme rappresenterebbero dei pesi regolamentari e incrementerebbero le necessità di capitale delle banche.
Naturalmente si evita di rappresentare che queste norme sono già adottate dalle aziende e rispondono a principi prudenziali di gestione del bilancio; inoltre riguarderebbero solo le future sofferenze e non quelle già emerse.
A pensar male si fa peccato… ma questo aspetto sembrerebbe indicare che vi siano ancora notevoli crediti problematici non ancora catalogati come sofferenze e la cui emersione è posta in attesa che si smaltiscano parte di quelle attuali, tramite cartolarizzazioni e cessioni.
Di questo argomento ne abbiamo parlato nella sezione degli Approfondimenti del XXVIII Osservatorio sui dati economici italiani con l’articolo di Andrew Lawford IFRS 9 e l’incubo della valutazione dei crediti che invitiamo a scaricare per leggerlo integralmente.